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FOCUS: COVID-19
covid 19

11 marzo 2020

L’OMS, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, dichiara la prima pandemia causata da una malattia provocata da un coronavirus, il SARS-CoV-2. La CoVid-19 ha superato i confini della Cina e si diffonde in maniera inarrestabile nel resto del mondo, a una velocità che, poche settimane prima, pochi avevano ritenuto non solo probabile, ma nemmeno possibile. Già nelle prime due settimane di aprile il numero di contagiati raddoppia, superando i due milioni. Misure di contenimento draconiane iniziano a sostituirsi alla noncuranza espressa da molti governi mondiali all’inizio della pandemia: dall’Europa alle Americhe, dall’Asia all’Africa più di un terzo della popolazione mondiale rimane bloccata nelle proprie abitazioni per evitare il contagio. Gli interrogativi che tutti si pongono sono innumerevoli, le risposte poche. La lotta al cambiamento climatico è al centro dell’incertezza che avvolge il mondo.

covid 19

Ci si domanda che ne sarà delle battaglie condotte negli ultimi anni, della mobilitazione globale, della visibilità raggiunta da quella che rimane la più grande sfida che sta affrontando l’umanità, ma che rischia di essere annichilita dall’urgenza e dalla visibilità della pandemia. Si teme che le risorse destinate alla transizione energetica tramite piani ambiziosi come il Green New Deal della Commissione Europea vengano destinate altrove, che una lotta al cambiamento climatico già in ritardo, rischi di essere rallentata in maniera intollerabile per il pianeta, lasciata indietro rispetto alla necessità di ripresa economica whatever it takes. Oppure no: questa potrebbe l’occasione per un nuovo inizio, per ripartire con una società e un’economia che approccino una sostenibilità a tutto tondo. Ambiente, economia, equità sociale. Il CoVid-19 è forse l’occasione giusta, non solo per l’eccezionalità della situazione, ma anche per la correlazione tra la diffusione del SARS-CoV-2 e il rapporto con il nostro Pianeta: la zoonosi, ossia il passaggio del virus dall’animale all’uomo, potrebbe essere avvenuta a partire da una fauna selvatica che, a seguito della deforestazione e del consumo del suolo, sempre più spesso si trova a convinvere con l’uomo – come già è stato per Ebola. L’inquinamento dell’aria favorisce la diffusione dei virus e diversi studi, il più recente di Harvard, dimostrano la correlazione tra questo e lo stesso SARS-CoV-2. Non a caso i due focolai principali della pandemia, Wuham e la Pianura Padana, sono tra i luoghi con i tassi di polveri sottili più alti al mondo. Anche la pandemia da CoVid-19 mostra il prezzo che il nostro Pianeta sta pagando.

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Sono riflessioni attuali, ma marzo, aprile, maggio 2020 costringono ad affrontare altri problemi di un’urgenza drammatica. Bisogna fermare la diffusione del virus e allo stesso tempo garantire i servizi essenziali a un mondo che, pur fermandosi, continua a vivere. Agli eroi da prima linea, ai medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che combattono la pandemia in prima persona si affianca così un esercito di altri eroi del Covid-19, dai rider responsabili delle consegne agli agricoltori e a tutti i lavoratori della filiera alimentare. E a questi si uniscono gli operatori del settore elettrico, perché in un mondo locked down l’elettricità è un bene essenziale, ma anche difficile da procurare; la sola Enel ha dovuto far sì che 37mila persone potessero lavorare a distanza nel giro di pochi giorni, metà del personale sparso in tutto il mondo. L’altra metà è rimasta nelle centrali e nelle sale di controllo; strette misure sanitarie sono state prese in fretta e furia per tutto il personale, per garantire tanto la sua salute, che la continuità del servizio. E come cambia la quotidianità per Enel, così accade per tutto il resto del mondo, per aziende e governi, per chi combatte in prima linea e per chi dà il suo contributo rimanendo a casa. Nella speranza che si ritorni presto alla vita di un tempo, ma con la consapevolezza che qualcosa è cambiato e che tutto non sarà più come prima. Che dovremo affrontare una nuova normalità che in parte già viviamo. E a leggerla così, questa pandemia potrebbe essere il primo, grande giro di prova di quell’inevitabile adattamento al mondo del cambiamento climatico da cui non possiamo più tirarci indietro.

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