La Regina delle Dolomiti. È così che viene anche chiamata Cortina d’Ampezzo, lei che riposa sotto il grigio venato di rosa del massiccio delle Tofane, nella pacifica conca lasciata da un antico ghiacciaio del Quaternario. Lei località di villeggiatura conosciuta in tutto il mondo per la sua eleganza, ma anche domina di valli e montagne che vengono vissute profondamente e con orgoglio da una popolazione di montanari che è lì da secoli.
Ed è proprio questo stesso amore per la propria terra che ha spinto gli abitanti delle Dolomiti ad accogliere con entusiasmo la vittoria per i Giochi Olimpici Invernali del 2026, con il famoso asse Milano-Cortina che l’ha spuntata nonostante dubbi, difficoltà e ostacoli alle candidature italiane. È un’occasione per far vivere e raccontare al mondo la bellezza di queste montagne, ma anche il momento di realizzare che le Dolomiti si sono inesorabilmente trasformate.
Il cambiamento climatico colpisce le montagne prima di molti altri ecosistemi, mette a dura prova la sopravvivenza di comunità spesso isolate. La rete elettrica è la prima a essere colpita: al variare delle temperature la neve si alterna alla pioggia, il ghiaccio stritola cavi, sostegni, tralicci che, sotto il peso insostenibile, rischiano di schiantarsi – si tratta del pericoloso “manicotto di ghiaccio”. Nevicate sempre più intense sotterrano le sottostazioni, le congelano. Sono minacce che mettono a rischio la sopravvivenza delle comunità montane anche nella loro quotidianità: con le Olimpiadi alle porte, la necessità di adattarsi si moltiplica in maniera esponenziale. E così si cambia il modo in cui pensare alla rete, prima di tutto nei centri studi: sono i ricercatori e i loro algoritmi che analizzano i dati delle precipitazioni degli ultimi anni, comprendono cosa è cambiato, com’è il presente e cosa sarà il futuro, cosa si deve e si dovrà cambiare.
E da lì bisogna andare boots on the ground, prendere scale, gru e camion e installare le contromisure adeguate: vernici antighiaccio, cavi conduttori capaci di scaldare le linee e sciogliere la neve, nuove cabine di trasformazione al coperto, dentro edifici capaci di reggere alle nevicate più intense di un futuro ancora incerto. È un lavoro condotto in maniera febbrile da tecnici e ingegneri, che costruisce su anni di lavoro per le comunità, ma che trova nell’eccezionalità delle Olimpiadi l’impulso per una trasformazione che beneficerà tutto il territorio.
Perché, anche di fronte alla morsa del ghiaccio, Cortina rimanga per sempre la signora delle Dolomiti.