Gli argini non hanno retto.
È cominciata ad ottobre, quando le piogge si sono abbattute sulle province meridionali del Piemonte in quantità del 150% superiori ai livelli normali. È proseguita nel mese di novembre in cui, secondo l’ARPA, le precipitazioni hanno addirittura raggiunto il doppio della media mensile. A quel punto, il suolo era saturo di acqua. E poi, tra venerdì 22 e domenica 24 novembre, sono arrivate trentasei ore di pioggia ininterrotta.
Tutte l’area del basso Piemonte è stata colpita dall’alluvione, al punto che la Regione ha chiesto ed ottenuto lo stato di emergenza. Acqua e frane hanno danneggiato le strade secondarie così come le autostrade, tra cui la A21 Torino-Piacenza, dove si è aperta una voragine, e la A6 Torino-Savona, sulla quale è crollato un ponte. Soprattutto, si sono gonfiati i fiumi: le piene del Po e del Tanaro, pur senza causare danni eccessivi, hanno sfiorato i livelli di pericolo. In alcuni casi, quei livelli sono stati oltrepassati: il fiume Bormida, in provincia di Alessandria, è esondato.
“Non era mai successa una cosa del genere” ammette Federica Russo, di Aqui Terme, intenta a liberare dal fango tavolini, sedie e mobili che erano destinati alla vendita. “L’alluvione è durata dodici ore. Qui era come essere in un mare; c’erano quasi tre metri di acqua”. Qualche chilometro più a nord, presso il villaggio di Strevi, Fabrizio Ciberti e Riccardo Rosso raccontano la stessa storia. Sul terreno in cui sorge la loro ditta, che produce lavorati in ferro, la piena è arrivata nella serata del 23 novembre ed è proseguita durante la notte. Erano stati allertati nel pomeriggio, ma non sono riusciti a mettere al riparo granché. Il fango ha riempito i capannoni, distrutto il piazzale e divelto il cancello d’entrata.
Di storie come queste ce ne sono tante in tutto l’alessandrino. I campi si sono allagati, diverse centinaia di persone sono state evacuate, una donna ha perso la vita mentre guidava lungo una strada statale, distrutta dal fiume straripato. La stessa città di Alessandria ha subito diversi allagamenti, nei settori attraversati dal Bormida. “Non è la prima volta che accade” conclude Federica. “Dopo l’alluvione del ’69, qui ad Aqui Terme disastri non ne abbiamo avuti per un po’. Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Il Bormida è esondato nel 2013, nel 2016 ed adesso nel 2019. Praticamente ogni tre anni. E bisogna ricominciare tutto da capo.” Hanno sperato, almeno questa volta, che gli argini in cemento potessero contenere la forza dell’acqua.
Gli argini non hanno retto.