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È nella Bibbia, al capitolo 39 dell’Esodo, che viene per la prima volta nominato il bisso, il filo dorato ottenuto dai filamenti della più grande conchiglia del Mediterraneo, la Pinna Nobilis. Le sue origini si perdono nelle pieghe della storia del Medio Oriente. Forse grazie a Berenice di Cilicia, amante dell’imperatore romano Tito, l’arte del bisso solca il Mediterraneo per approdare sull’isola di Sant’Antioco. Oggi ne è custode Chiara Vigo, che ogni giorno intesse il filo del mare con le unghie secondo una tecnica tramandata in famiglia da ventotto generazioni.
Questa tradizione millenaria rischia di scomparire, non soltanto perché non è rimasto praticamente più nessuno a conoscerne i segreti. Gli esemplari di Pinna Nobilis hanno cominciato a morire in tutto il Mediterraneo ad un ritmo allarmante. “In Sardegna c’è un tasso di mortalità oltre il 90%” spiega la biologa Stefania Coppa, che lavora al CNR di Oristano. “La causa è un protozoo parassita che attacca il mollusco. È cominciato alle Baleari nel 2016 e poi si è diffuso con le correnti marine.” Il fenomeno rimane in fase di studio, ma secondo Stefania i cambiamenti climatici ne sono una concausa: le specie invasive proliferano in acque più calde.
Un’analisi condivisa da Stefania Pinna, dell’International Maritime Centre di Torre Grande, che aggiunge: “anche la comunità scientifica deve cominciare ad adattarsi ai cambiamenti climatici.” Per questo motivo, l’IMC ha sviluppato un progetto di citizen science, che punta a coinvolgere la popolazione nel monitoraggio degli esemplari malati di Pinna Nobilis. “L’obiettivo non è solo raccogliere informazioni su un’area più vasta di quella che potremmo monitorare da soli; vogliamo anche creare delle nuove sentinelle del mare.”
Al mare, Chiara Vigo è legata in maniera indissolubile dal giorno in cui ha fatto il giuramento dell’acqua – il giorno in cui la nonna le ha consegnato in eredità i segreti del bisso. “Custu è de Deusu” dice Chiara “non ci si può scherzare, è una cosa sacra. È il filo che lega l’anima dell’uomo all’acqua”. Un legame ormai flebile, perché non siamo più in grado vivere nel rispetto della natura e dei suoi equilibri. “Senza quell’equilibrio, l’uomo non potrà mai essere sereno,” conclude mentre il cielo si riempie della luce del tramonto.
Come ogni sera, con lo sguardo pieno di vento, su quella scogliera Chiara intona la preghiera che rinnova il suo giuramento.