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La Forma del Grano
Mediterraneo

Fino ad una decina di anni fa, Manolis Vardakis restaurava edifici bizantini. Poi ha sentito che la terra aveva bisogno di lui, ed ha cominciato a lavorarla.

La sensazione era corretta. Creta, l’isola più a sud d’Europa, è il fronte europeo dei cambiamenti climatici. Perché è un’isola in mezzo al mare, e quindi per definizione un sistema poco resiliente; ma anche perché la sua posizione, così a meridione, la rende più esposta a desertificazione e siccità. La pioggia arriva già in maniera irregolare, senza rispettare il volere delle stagioni, ed arriva in quantità inferiori rispetto al passato; nella Valle di Messara, dove Manolis coltiva il grano, le precipitazioni annuali sono diminuite del 22% dagli anni Ottanta.

L’erraticità delle precipitazioni ha un impatto negativo sulle rendite agricole dell’isola, incluse quelle del mavragani, la varietà di grano duro più diffusa a Creta, abituata ad un clima secco. L’anno scorso, le spighe sono cresciute con 200 millimetri di pioggia (i valori medi si aggirano tra i 500 ed i 70mm), e la produzione è stata del 50% inferiore rispetto ad una buona annata. Nel 2019, invece, Creta è stata colpita da piogge abbondanti, eppure nemmeno quest’anno il grano è cresciuto come avrebbe dovuto. Aprile e maggio, i mesi durante i quali il mavragani ha bisogno di acqua per concludere il proprio ciclo di crescita, sono stati estremamente secchi. Le spighe sono fiorite lo stesso, ma sono rimaste basse ed avare di grani.

Manolis, assieme alla compagna Stella Hatzigeorgiou, ha fondato la cooperativa agricola Melitakes per proporre un modo di fare agricoltura che possa invertire la rotta. I principi sono quelli dell’agro-ecologia, e vedono i campi di grano come parte di un agro-ecosistema complesso da tutelare. In una terra vessata dalla siccità, per Manolis prendersi cura del territorio significa arricchirne la complessità biologica, perché “in natura, complessità e diversità sono il miglior strumento di resilienza”.

Per arricchire il patrimonio genetico delle proprie coltivazioni, Melitakes ha deciso di prendere parte ad un esperimento di participatory breeding organizzato da Aegilops, una ONG che raccoglie antiche varietà locali di grano, le conserva, le studia e le distribuisce ad un network di coltivatori greci. “A Creta prima non c’era solo il mavragani, c’erano decine di varietà di grano dal corredo genetico ricchissimo, perché le sementi venivano piantate tutte assieme” racconta Stella, che lavora come agronoma all’istituto greco di agraria H.A.O. Demeter. La maggior parte sono andate perdute, ma quest’anno Aegilops ha messo a disposizione di Manolis e Stella tre antiche varietà di grano originarie di questa valle.

Proveremo a sperimentarle per qualche anno, a mischiarle con altre varietà per capire che tipo di resilienza hanno al clima siccitoso di Creta. E anche se non attecchiranno, avremo comunque ottenuto nuovo materiale genetico che, chissà, potrebbe servire in altre parti della Grecia. L’importante è che si condividano le informazioni e ci si aiuti a vicenda, perché siamo tutti coinvolti.”

Sono diversità e condivisione le armi con cui, con un ottimismo disarmante, Stella e Manolis si preparano alla nuova normalità.



Manolis Perisinakis, agricoltore, e Haris Roditakis, presidente dell’associazione Ploigos, conversano accanto ad un mulino a vento.
Alexandros Simantiris, coltivatore, durante la mietitura di un campo di grano nei pressi del villaggio di Viranepiskopi, nella regione occidentale dell’isola di Creta.
Chicchi di grano sul palmo della mano di Manolis Vardakis, co-fondatore dell’associazione di agricoltura sostenibile Melitakes. La loro forma irregolare è dovuta all’irregolarità delle piogge

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Nelle vigne bruciate dal sole

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