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Nelle vigne bruciate dal sole
Mediterraneo

Catherine Bernard era immersa nella lettura di un libro quando, nel tardo pomeriggio del 28 giugno, ha saputo che il vento ed il sole avevano bruciato le sue vigne.

“Sapevo che qualcosa stesse cambiando, ma ero convinta che gli effetti sarebbero stati graduali, che il peggio sarebbe arrivato in un futuro relativamente lontano”, racconta. “Quel 28 giugno ho capito di essere testimone del cambiamento climatico all’opera. Quando sono arrivata al vigneto, intorno alle sei del pomeriggio, facevano ancora 42 gradi all’ombra. Mi sono guardata attorno ed ho sentito che qualcosa quel giorno finiva per sempre”.

Il 28 giugno 2019, un’ondata di calore senza precedenti ha investito il sud della Francia, ed in particolare i dipartimenti del Roussillon, Hérault e Gard. A Gallargues-le-Montueux, non distante dai terreni dove Catherine Bernard coltiva le sue vigne, sono stati registrati quel giorno 45.9°C, la temperatura più alta di sempre in Francia.

Catherine, che ha perso quasi un terzo del raccolto, non è stata l’unica ad aver subito danni. Nel solo dipartimento dell’Hérault, più di diecimila ettari di vigneti sono stati danneggiati. Secondo Célia Heyser, che lavora presso la cantina cooperativa Les coteaux de Saint Christol, qualche chilometro più a est, su vitigni come il syrah le perdite si stimano tra il 30% ed il 50%. I grappoli d’uva (quelli che non sono bruciati nel giro di poche ore il 28 giugno) sono meno del solito ed hanno poco succo. La cooperativa quest’anno ha raccolto cinque o sei tonnellate per ettaro, rispetto alle dieci previste.

Le perdite sono state particolarmente ingenti perché l’ondata di calore è arrivata inaspettata ed in un momento inusuale, nel periodo di massima crescita della vite. La frequenza di questi fenomeni climatici estremi, ma soprattutto la loro erraticità, hanno un impatto negativo sui ritmi naturali e di conseguenza su attività come la viticoltura. Per Catherine Bernard, tuttavia, la questione va oltre la sua dimensione economica. “Nel sud della Francia si coltiva la vite da secoli. Nella nostra cultura, il vino ha una dimensione quasi spirituale. Se nel Mediterraneo la vite comincia a non avere più posto, se il sole ed il vento, che fino ad adesso ne hanno garantito la prosperità, diventano suoi nemici, perdiamo un fondamento della nostra civiltà”.

Il 28 giugno, nonostante i 42 gradi, Catherine Bernard tremava.



All’interno della sua cantina vinicola nei pressi di Restinclières, Catherine Bernard controlla il processo di fermentazione del vino.
Cèlia Heyser si occupa della maturazione dell’uva presso la Cooperativa Les Coteaux de Saint-Christol.

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