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L'arcipelago del futuro
Scozia

Le Orcadi sono delle schegge di roccia scagliate nel mare, a nord delle Highlands scozzesi. Una terra di brughiere spazzate dal vento, fattorie immerse nella nebbia e grigie scogliere a picco sul mare.

In questo arcipelago sopravvive uno stile di vita isolano, silenzioso e cadenzato e, soprattutto nelle isole più remote, una fiera comunità agricola. Sull'isola di Sanday, per esempio, ci siamo ritrovati a bere del tè scuro in compagnia di quattro canute signore scozzesi durante l'Agricultural Show, l'annuale festa dell'agricoltura. I cinquecento abitanti dell'isola erano in preda ad una febbrile eccitazione, in attesa dell'annuncio dei vincitori del concorso di bellezza per pecore o mucche. Noi, invece, eravamo più colpiti da cinque, gigantesche pale eoliche che dominavano questo minuscolo paesino alle propaggini settentrionali del mare del Nord.

La comunità di Sanday è stata una delle prime in assoluto ad investire nelle rinnovabili per l'autoproduzione di energia – un fenomeno sempre più diffuso che va sotto il nome di community energy. Ma negli ultimi dieci anni, in tutte le Orcadi si è verificato un aumento esponenziale del numero di turbine eoliche, grandi e piccole, di proprietà di intere comunità o singoli agricoltori. Dieci anni fa, le isole dovevano importare gran parte dell'energia dalla Gran Bretagna, tramite cavi sottomarini; oggi, grazie all'eolico, generano il 120% di quanto consumano. Partita da questo sperduto arcipelago, la rivoluzione dell'eolico sta prendendo piede in tutta la Scozia. Le rinnovabili, che nel 2005 rappresentavano il 15,5% del consumo di elettricità in Scozia, nel 2018 erano il 74%; si accarezza l'idea di arrivare al 100% nel giro di pochissimi anni.

Ma nelle Orcadi sta prendendo piede anche un'altra piccola rivoluzione. Si tratta dell'unico arcipelago scozzese dove la popolazione non è in diminuzione, ma in aumento: Kirkwall e Stromness, i centri principali un tempo rifugio di pescatori e balenieri, vivono adesso del chiacchiericcio di ricercatori e giovani studenti da ogni angolo del mondo. Le Orcadi sono infatti diventate un laboratorio a cielo aperto di livello internazionale per le sperimentazioni sulle energie rinnovabili.

Le acque agitate dell'arcipelago, in particolare, sono un luogo ideale per testare prototipi che creino energia marina: “molte aziende vengono a fare i test qui per questo” afferma Lisa McKenzie, dello European Marine Energy Center (EMEC) di Stromness “se i dispositivi reggono alle condizioni delle Orcadi, potranno andare ovunque nel mondo”. È il caso della compagnia finlandese Wello e del suo Penguin - una gigantesca nave gialla e blu dalla forma aliena - che genera energia dal moto delle onde; o degli spagnoli di Magallanes Renewables, che in uno dei centri di collaudo dell'EMEC stanno sperimentando l'ATIR, un dispositivo per la generazione di energia dalle maree.

All'interno di questi progetti – come in realtà ancora più avveniristiche quali il Surf 'n 'Turf, un progetto di generatori a idrogeno – sono coinvolte diverse realtà locali, ma è altrettanto forte la presenza di ex-alunni dell'International Center for Island Technology (ICIT), un polo universitario di Stromness. I suoi studenti approfondiscono lo studio delle rinnovabili da un punto di vista politico e socio-economico, prima che tecnologico. “Ho scoperto l'ICIT e queste isole meravigliose guardando uno show su Netflix” fa Arinze Onyeabo, nigeriano. “Mi sono detto: è li che voglio essere. Il giorno dopo mi sono iscritto.” Gli fa eco Evan Rae, un ragazzo americano: “In Ohio preoccuparsi dell'ambiente è una cosa da fichette. Qui, invece, il cambiamento climatico e le rinnovabili sono prese sul serio da tutta la comunità” afferma.

“È stato questo a spingermi fin qui, oltre la fine del mondo.



Da destra: Arinze Onyeabo, Evan Rae e Maud Ezel, assieme ad una collega. Sono tutti studenti dell’International Centre for Island Technology di Stromness, nelle Orcadi.
William Lennie e Billy Hoque preparano le proprie mucche in mostra all’Agricultural Show che si tiene annualmente sull’isola di Sanday.
Baptiste Mathié-Claverie, un giovane ingegnere che lavora al progetto Penguin, durante un’operazione di manutenzione all’interno della nave.

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