

Ha sempre vissuto qui, tra le vette delle sue montagne. Le ha lasciate una volta per andare a Barcellona con la moglie, e per andare nella campagna di Cordoba in occasione di qualche transumanza. A Bérchules, il paese più vicino, ci torna una volta l'anno perché c'è troppa confusione. Sorride spesso e di mestiere fa il pastore. Lo incontriamo tra le sue pecore, immerso nell'aspro panorama alpino della Sierra Nevada. E con lui ci incamminiamo all'interno di una acequia.
Scavate nella roccia friabile della montagna e ricoperte di uno scuro strato di arena, le acequias sono dei profondi canali che raccolgono l'acqua proveniente dallo scioglimento delle nevi della Sierra Nevada e dei temporali che si addensano sulle sue sue cime. Serpeggiando per diversi chilometri lungo il fianco della sierra esse trasportano l'acqua verso valle, all'interno di bacini naturali sotterranei; l'acqua viene poi riutilizzata durante la stagione secca per irrigare i campi dell’Alpujarra, la regione sulle pendici meridionali della Sierra Nevada, ma anche l'arida regione agricola delle serre dell'Almerìa, più a sud.
Questo complesso sistema di canali irrigui fu ideato oltre mille anni fa durante il dominio arabo dell'Andalusia – acequia deriva dall'arabo As-sāqiya, “condotta d’acqua” – ed i segreti della sua manutenzione sono custoditi ancora oggi da un ristretto gruppo di acequieros, eletti dalle comunità locali, che curano la pulizia dei canali ed il ritmo di apertura delle condotte. Il loro lavoro costituisce un impagabile servizio ecosistemico per tutta la regione, perché “se smettono di funzionare le acequias, smettono di funzionare anche i fiumi e l'ecosistema attorno” sostiene Alfonso Ortega, un coltivatore di pomodori di Bérchules “e qui diventerebbe un deserto”.
A minacciare il fragile equilibrio tenuto in piedi dalle acequias c'è, oltre all'incuria del tempo, il cambiamento climatico. In tutta la Sierra Nevada, ed in particolare nell'Alpujarra, le temperature sono in aumento, mentre le precipitazioni sono divenute più erratiche e meno abbondanti. Negli ultimi vent'anni, la durata della copertura nevosa sulle vette della sierra si è ridotta di quattro giorni, e la variabilità è tale che in alcuni anni è caduto un quarto della neve rispetto a quello precedente.
“Quando ero bambino qui c’era mezzo metro di neve quasi ogni inverno. Sono anni che non si vedono più di due o tre centimetri” dice Antonio. Proseguiamo il nostro cammino in alta quota dove un tempo c'erano pascoli verdi, oggi sterpi bruciati. Regna il silenzio. Dopo un po' Antonio aggiunge, con una tenerezza quasi paterna: “stanno soffrendo anche le acequias, senza più neve ad alimentarle. Ma dobbiamo continuare a proteggerle, sono troppo importanti per i campi.”
Non è facile: le campagne spagnole vengono da decenni di spopolamento, di giovani ce ne sono sempre meno. Ma è necessario, perché le acequias sono un fenomenale sistema di adattamento alla nuova normalità climatica della Sierra Nevada, fatta di siccità e precipitazioni più scarse. Per questo, progetti come Life Adaptamed cercano di tenere in vita le tradizionali attività di manutenzione degli acequieros. Lo stesso Antonio ha affidato le sue conoscenze al figlio Sergio, che oggi è uno degli acequieros di Berchules. Forse è a lui che pensa ora, mentre osserva assorto le sue vette.
A questo secolare passaggio di testimone tra padri e figli si aggrappa, ancora oggi, il futuro della Sierra Nevada.