EarthLastBattle
0
loading...
Requiem tra gli ulivi
Mediterraneo

Al frantoio di Renato Congedi, il periodo della molitura delle olive era una festa permanente.

Il piazzale antistante diventava una delle piazze più affollate di Ugento, un crocevia di olivicoltori, molitori, trasportatori e paesani di passaggio. Oggi i locali lo utilizzano per vendere a prezzi stracciati i macchinari per la raccolta delle olive, ormai inutilizzabili.

In Salento, gli ulivi sono in agonia.

Il primo focolaio di Xylella fastidiosa pauca è stato accertato a Li Sauli, una contrada appena a sud di Gallipoli, nel 2013. Nel giro di pochi anni, il batterio si è diffuso in tutta la provincia di Lecce e risale adesso la Puglia ad un ritmo allarmante: è già ampiamente penetrato nelle provincie di Taranto e Brindisi. Gli ulivi muoiono essiccati perché la Xylella ne ostruisce i canali linfatici, impedendo al nutrimento di passare dalle radici ai rami. La siccità di cui ha sofferto negli ultimi anni il Salento – una delle conseguenze più evidenti dei cambiamenti climatici nelle regioni mediterranee – li ha resi particolarmente vulnerabili agli attacchi. Oltre il 90% degli ulivi sono morti o destinati a morire.

“Abbiamo perso la nostra cultura”, racconta Renato mentre ci accompagna a visitare uno dei terreni colpiti. Alle sue spalle, un gruppo di operai è impegnato a capitozzare ed eradicare gli ulivi. “Abbiamo perso una tradizione secolare, in alcuni casi millenaria. Noi salentini abbiamo sempre avuto un legame speciale con la terra ed i suoi frutti. Ora siamo un territorio senza identità” dice alzando voce, tentando di sovrastare il rombo delle motoseghe. Degli ulivi monumentali che rendevano unico il paesaggio salentino non rimarrà nulla.

La crisi che sta attraversando il Salento non è solamente culturale. Nella provincia di Lecce la produzione di olio è calata del 98% e centinaia di frantoi sono stati costretti a chiudere. Enzo Mastria, che gestiva un piccolo frantoio nel centro di Ugento, oggi va a comprare l’olio per cucinare al supermercato. Roberto Franza, trentadue anni, due figli e forse il campo di ulivi secolari più bello della zona attorno ad Ugento, sta vendendo al ribasso le sue “scuotitrici” per mantenere la famiglia. In quei campi incolti non torna più da mesi. Lo stesso Renato, che prima ricavava dai suoi terreni 26'000 quintali di olio, quest’anno spera di arrivare a duecento. Il suo frantoio è passato da sessanta a sei dipendenti. Quando parla delle persone che ha dovuto mandare via, e degli amici in difficoltà, Renato insiste sulla parola “famiglia”.

Una famiglia che sta assistendo al funerale della propria terra, ridotta ad una distesa di croci di legno.



Dario Pindinello, che lavora per il frantoiano Renato Congedi, con bastone e scuotitrice durante la raccolta delle olive nei pressi di Ugento, in un campo coltivato a leccino.
Operai intenti a capitozzare ed abbattere gli ulivi morti a causa del batterio xylella fastidiosa pauca, nei terreni del frantoiano Renato Congedi.
Enzo Mastria, proprietario di un frantoio nel centro di Ugento che è stato costretto a chiudere, ritratto accanto al suo trattore ormai in disuso da anni, in vendita a prezzi irrisori.

- Next Story

Il Mestiere del Mare

Scroll
or hold